Questo è il mio primo articolo, dentro il mio primo blog, dopo lunga riflessione e lockdown in corso. Per me, e la mia autodisciplina, scrivere di una trasformazione avvenuta nelle ultime settimane è fonte di leggerissimo stress e ansia, ma interessante per mettere alla prova capacità di condivisione del mio lavoro tra le cose più o meno divertenti della vita.
Bene, partirei dall’antefatto. E tendendo alla brevità farò un riassunto, mi auguro.
Antefatto: restiling sito.
Ho sempre avuto un sito con i miei lavori e mai un blog, il mio aspetto social, seppur minimo l’ho consegnato ai Social registrati, e il sito è sempre stato solo un portfolio ragionevole che potesse dare l’idea di cosa sapessi fare, risolvere e offrire in materia di disegno tessile o di graphic design.
Nell’arco del tempo sono stata fortunata, ho lavorato in progetti dove ho partecipato come creativa e come persona, sviluppando competenze extra che hanno arricchito me e il mio approccio al lavoro. L’approfondire il senso generale del modo di progettare e poi produrre, facendo memoria della storia, delle tecniche tradizionali a confronto con le contemporanee, ha riconsegnato esperienza in una visione globale, dove se penso ad esempio al blu sono già un po’ in Giappone con Buaisou o in Francia con Aboubakar Fofana.
Tutto ciò mi ha resa sensibile ad una riflessione come creativa, e soprattutto come individuo, al cambiamento, e all’approccio con un design sostenibile sia in tema ambientale che umano. In questa fase, forse di maturità delle competenze (frase copiata), non mi sento a mio agio, come al principio del mio percorso professionale, all’interno di un sistema chiuso e autoreferenziale, quello della produzione di nuove collezioni in trend di disegni ogni 3-6 mesi, in un futuro molto prossimo già fagocitate in qualche campionario di tessuti mai realizzati e inutili. Al momento il mio interesse è progettare con una visione, come la relazione in una o più community di persone e creativi il cui respiro è ben più ampio, e strutturalmente diverso dalle regole di un mercato che tra l’altro non ammiro.
E nel nuovo sito è stato importante per me raccontare meglio questa scelta, dove mi colloco e cosa faccio, e nel sito, una grande fetta è dedicata al progetto Contemporary Block Printing, a cui riverso buona parte delle mie risorse. Sto parlando di una piccola e selezionata collezione di pattern incisi su matrice e stampati a mano con la tecnica del block printing su tessuti sostenibili, fonte di soddisfazioni e incontri strepitosi (ne parleremo).
Comunque…
A Natale ero pronta, scelto un template sul quale divertirmi, avevo preparato le cartelle con parecchi lavori validi e una serie di schemini narrativi da seguire. Avrei voluto che il restyling fosse essenziale, lavori belli, una vetrina aggiornata per i miei nuovi contatti amanti dei tessuti stampati a mano (pezzi unici numerati), e per le aziende e professionisti dell’arredamento e abbigliamento con l’intesa di sempre. Potete immaginare la fatica e le tremila scuse quando si lavora per sè, e tra una mezza giornata libera da consegne e l’altra, il sito stava prendendo forma anche per inserirvi un piccolo e-shop.
Nel frattempo…
Verso la fine febbraio sono partita per Amsterdam, come si dice, per ricerca e sviluppo, che comprendeva vedere amici carissimi(Harlette, Lieselotte, Marco e Stefano), andare al Rijskmuseum a rifarsi gli occhi tra teche di oggetti decorati, tele meravigliose, e mostre allestite in modo sorprendente da Formafantasma, concerti di musica antica dove il tuo compagno suona un liuto. Ma anche luoghi mitici per me come AGABLAB, e finalmente visitare uno spazio importante a fronte delle riflessioni di sempre sul mio lavoro nel tessile, il primo museo al mondo sul fashion sostenibile Fashion for Good.
All’aereoporto, di ritorno ai primi di marzo ci hanno misurato la temperatura e siamo tornati a casa e, tempo due giorni, da casa non si poteva più uscire. Sul mio tavolo, stessa scena del crimine prima di Amsterdam, rimasta così per quasi una decina di giorni, unica attività concessa nei dintorni del tavolo, yoga su piattaforma con la mia palestra, fiction e qualche conferenza stampa dal consiglio dei ministri (ma non ho mai prodotto pane, giuro!).
Temporeggiare ha sempre una fine.
Ho ripreso così in mano i sospesi upload e tag del sito, che però già mi pareva vecchio. Qualcosa non mi tornava, una mostra ben impaginata, a senso unico e noiosa. Se questo interfaccia monolitico (non certo il template) non mi convinceva dopo mille ripensamenti e aggiornamenti in fase di allestimento, forse mi dovevo fermare e ammettere pubblicamente che se il mio modo e mondo stava cambiando, pure l’interfaccia si sarebbe dovuto coordinare. Un po’ di realismo (citando guru di facebook), inserire morbidezza, e autenticità, senza i pregiudizi di quel mercato, cambiato tra l’altro, che ho sempre seguito nonostante mi stessi trasformando. Questo è il momento di mettere in luce ciò che sta dietro un progetto e mi isprira. Gli stimoli, le emozioni e gli incontri che alimentano le idee, le realizzazioni, i supporti materiali, i luoghi, il laboratorio, le connessioni con l’arte, il design e la vita, forse le cose più interessanti da dove nasce questo blog.